Per
quanto mi fossi sforzato lungo l'arco della mia giovane vita di
capire cosa passasse per la testa delle persone, devo dire che ero
riuscito a capire ben poco. Più che capire cosa pensassero non mi
riuscivo a capacitare del perchè lo pensassero. Non riuscivo a
capire perchè generazioni di persone che avevano avuto tutto dalla
vita, lussi e comodità, che erano cresciute nella gioia sfrenata di
ciò che bello ma non indispensabile,e che non sospettavano nemmeno
che un giorno potesse venir meno ciò che per loro era di vitale
importanza... perchè non riuscivano ad essere soddisfatti di quello
che la vita gli donava? Ma il pensiero più logorante nasceva in me
difronte alla loro più totale e completa inconsapevolezza del loro
limite, del loro non vedere oltre il proprio naso, del loro
infuriarsi per il graffio alla macchina, del loro sbraitare alla
sconfitta di una squadra di calcio del loro continuo lamentarsi per
la fatica di un lavoro in ufficio... e poi, non puoi che rimanere a
bocca aperta quando vedi le stesse identiche persone disperarsi tanto
per ciò che prima avevano e che ora la sorte gli ha rubato,
destinandoli per esempio ad una vita su una sedia a rotelle, quante
lacrime, ma se le vostre gambe erano cosi importanti, perchè nei
momenti di profondo sconforto quando per voi la vita era da buttare,
perchè non avete cercato la felicità nelle vostre gambe? Oppure al
funerale del proprio padre... e ancora lacrime, amare lacrime di
pentimento, per non aver usato il tempo, il tempo buttato davanti ad
uno schermo, per stare più vicino al amato compianto, mai più si
potrà udire quella voce, mentre le partite in Tv quelle non muoiono
mai. E allora perchè lagnarsi di tutto quello che non si ha, di
tutto quello che non va, quando poi la vera disperazione sul volto di
una persona, appare difronte all'irreversibile, una frattura spinale,
la morte, queste sono cose di cui lamentarsi, ma la gente non si
lamenta mai di questo perchè nel momento che capitano queste cose,
il vero dolore non lascia spazio a futili piagnistei, il vero dolore
tace, è uno sguardo nel vuoto, di un volto appassito senza ritorno. E
solo in questi momenti, che ci si rende conto dei quanto si era marci
in passato, nel piangere senza dar peso alle gioie, a ciò che si
aveva, e ora rimarrà soltanto un ricordo macchiato dal rimpianto. Il
rimpianto di chi non ha saputo amare.
Ciao non ti conosco, sono arrivato su questo blog per caso perchè..mi sento stanco dei miei pensieri e ho cercato su google..e ho trovato questo scritto. Per quanto possa valere, condivido fino all'ultima virgola.
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