sabato 19 aprile 2014

Il rimpianto di chi non ha saputo amare

Per quanto mi fossi sforzato lungo l'arco della mia giovane vita di capire cosa passasse per la testa delle persone, devo dire che ero riuscito a capire ben poco. Più che capire cosa pensassero non mi riuscivo a capacitare del perchè lo pensassero. Non riuscivo a capire perchè generazioni di persone che avevano avuto tutto dalla vita, lussi e comodità, che erano cresciute nella gioia sfrenata di ciò che bello ma non indispensabile,e che non sospettavano nemmeno che un giorno potesse venir meno ciò che per loro era di vitale importanza... perchè non riuscivano ad essere soddisfatti di quello che la vita gli donava? Ma il pensiero più logorante nasceva in me difronte alla loro più totale e completa inconsapevolezza del loro limite, del loro non vedere oltre il proprio naso, del loro infuriarsi per il graffio alla macchina, del loro sbraitare alla sconfitta di una squadra di calcio del loro continuo lamentarsi per la fatica di un lavoro in ufficio... e poi, non puoi che rimanere a bocca aperta quando vedi le stesse identiche persone disperarsi tanto per ciò che prima avevano e che ora la sorte gli ha rubato, destinandoli per esempio ad una vita su una sedia a rotelle, quante lacrime, ma se le vostre gambe erano cosi importanti, perchè nei momenti di profondo sconforto quando per voi la vita era da buttare, perchè non avete cercato la felicità nelle vostre gambe? Oppure al funerale del proprio padre... e ancora lacrime, amare lacrime di pentimento, per non aver usato il tempo, il tempo buttato davanti ad uno schermo, per stare più vicino al amato compianto, mai più si potrà udire quella voce, mentre le partite in Tv quelle non muoiono mai. E allora perchè lagnarsi di tutto quello che non si ha, di tutto quello che non va, quando poi la vera disperazione sul volto di una persona, appare difronte all'irreversibile, una frattura spinale, la morte, queste sono cose di cui lamentarsi, ma la gente non si lamenta mai di questo perchè nel momento che capitano queste cose, il vero dolore non lascia spazio a futili piagnistei, il vero dolore tace, è uno sguardo nel vuoto, di un volto appassito senza ritorno. E solo in questi momenti, che ci si rende conto dei quanto si era marci in passato, nel piangere senza dar peso alle gioie, a ciò che si aveva, e ora rimarrà soltanto un ricordo macchiato dal rimpianto. Il rimpianto di chi non ha saputo amare.

mercoledì 13 novembre 2013

Non dimentichiamoci dei Beat

Non dimentichiamoci della beat generation dei loro amori impazziti e degli abbandoni silenziosi, della voglia di partire verso l'ignoto, il nuovo, la grande metropoli, e il bisogno fetale di tornare alla casa di origine. Della consapevolezza del grande, dell'infinito, e di quanto questo potesse determinare il loro moto impazzito frenetico, orgiastico. Non mischiamoli con la merda del superficiale, dell'apparente, ciò che loro agirono era figlio dell'incapacità di posticipare un bisogno impellente di vita, di essere, che il loro mondo circostante gli aveva negato frustrandoli, per ingordigia di materia. Lo spirituale che riuscivano ad estrapolare a tirar fuori dal concreto, degli oggetti, che essi fossero paesaggi, macchine, o persone. Un flusso in divenire, che assecondava le loro dinamiche inconsce private di una vera capacità di sublimare. Accontentandosi di morire sui binari della ferrovia, sotto una pioggia che un tempo gli faceva da sottofondo. Schiacciati alla fine dalla loro stessa ricerca frenetica. Ma possiamo dire che loro la vita l'anno attraversata, come un proiettile nel burro. Senza farsi impantanare dalla viscosità del moderno, dalla sua perdita di essenza vitale. Loro la vita se la sono fatta "fai da te". Sempre meglio che morire sul divano di casa.

mercoledì 27 marzo 2013

Tra le dita


Adoravo baciarti quando ero ubriaco
per non parlare di quanto ti amavo dopo aver scopato
puntuale come sempre arrivi dopo aver mangiato 
per non parlare del caffè che senza di te neanche lo pensavo
guidando nel traffico 
o guardando un tramonto
sentirti bagnata appena uscivo dal mare
compagna nelle lunghe attese della vita
quando gli anni non si contano "tra" le dita
c'eri quando mi svegliavo in piena notte
e non riuscivo a prender sonno 
quando da piccolo giocavo a fare l'uomo 
c'eri quando dovevo dire qualcosa di importante
quando la paura me la faceva fare nelle mutande
quando il mio pensiero viaggiava con quello di un amico 
quando in mezzo alla folla mi sentivo ormai sfinito.

martedì 15 marzo 2011

Le persone sono fatte di parole gli uomini di idee

Le persone sono fatte di parole gli uomini sono fatti di idee. Con questo voglio semplicemente dire, che non basta blaterare cose a casaccio, costruendo castelli di sabbia per definirsi uomini. Di persone il mondo è pieno, ma di uomini se ne vedono fin troppo pochi al giorno d'oggi. Sarà che la nostra è la società delle apparenze, del tutto subito e rapido, che non ti permette mai di fermarti a riflettere veramente su quello che stai facendo per fartene un idea, almeno qualcosa che sia tuo.Ormai il nostro dogma è la rapidità,e l'illusione di essere delle furbe macchiette che nella vita stanno vincendo.Ma vincendo che?? e per chi ? Rantoliamo nell'inconsapevolezza, e ci inlludiamo di essere dei professionisti. Questo è un mondo onirico senza uomini, ma fatto di simboli sbiaditi, e bambini troppo cresciuti, che vanno avanti con un inconsapevolezza che a questo punto diventa di importanza vitale. Vi alzereste mai dal letto la mattina sapendo di vivere una vita che non è la vostra?O meglio che non avete scelto, e che avete costruito con l'illusione di sapere dove andare, quando in realtà il cammino era già bello e stabilito. Io non credo proprio. Qundi non mi resta che augurare sogni doro a tutti, compreso me stesso.

domenica 14 novembre 2010

Io non ti conosco

Un continuo asfissiante giudizio pende sulla mia testa, viene da voi, viene da chi mi sta intorno, i loro sguardi le loro parole, i loro gesti sono giudizi, che tutti noi formuliamo senza nemmeno rendercene conto. Vabene cosi lo accetto è la natura umana, la nostra natura, ed è indispensabile per il vivere insieme pacificamente. Il problema è quando questa predisposizione umana indispensabile per la nostra vita viene letteralmente abusata, stuprata nella sua essenza. Mi giro intorno e vedo solo arroganza, nel giudicare, mossa unicamente da superficialità e ignoranza che aggredisce chiunque vi sia nei dintorni. Tutti a loro dire sanno come si vive, sanno come si fanno le cose, sanno come ci si comporta, e te lo sbattono in faccia con presunzione, con la rabbia di un leone in gabbia che ruggisce, frustrato dalle sbarre che lo limitano. Non voglio generalizzare so bene che non sono tutti cosi per fortuna. Ma la cosa che mi fa più rabbia e che chi è arrogante alla fine vince sempre. Le persone che non lo sono hanno il grande svantaggio di possedere il senso critico verso se stesse, questo le porta ad ammettere i propri limiti a differenza delle persone arroganti che mai e ripeto mai sono capaci di farlo nemmeno davanti alla più spudorata evidenza. Cosi due esemplari di uomo cosi diversi fra loro una volta messi a confronto, faccia a faccia, si scontreranno in qualcosa che fin dall’inizio conosce gia il vincitore. Ovviamente una persona che non ammetterà mai di aver sbagliato difenderà la sua tesi fino alla fine, una persona invece che ha senso critico commetterà il fatale errore in questa situazione di mettersi in discussione, e sarà li che il suo avversario vincerà tirandogli uno scorretto sgambetto. Parto da questo per dire che tra di voi non ci riesco a stare serenamente. Non riesco a capire cosa ho meno di voi perchè mi sento costantemente prevaricato dalla vostra presenza ma mi angoscia mi fa male mi inibisce mi porta a soffocare in un nido di paure eterne, che hanno dimenticato la loro data di nascita, e mi strozzano mi fanno mancare il respiro fino a svenire e sbattere la testa sul freddo pavimento di marmo bianco, con qualche tinta nera. Folla odio la folla, mai ti puoi sentire più solo di quando sei circondato da un mare di gente, cristo. Tutte quelle facce, tutte quelle voci , tutti quegli occhi, tutte quelle scarpe, tutte quelle vite che ti girano intorno seguendo logiche che tu ignori totalmente. Come si fa a viversi una folla pacificamente. Tutti senza conoscersi ammucchiati in pochi metri, gomito contro gomito, senza conoscere nemmeno il corrispettivo nome. Una perfetta umanità di massa la definirei, senza l’altro non esisti, anzi senza gli altri non esisti. Io dal canto mio preferisco, stare con quelle poche persone che mi conoscono veramente, invece di sguazzare in un mare di gente , che in fondo non ha colpe, se non quella di non conoscermi e viceversa. E non ho nient’altro da dire su questa faccenda.

domenica 3 ottobre 2010

Diffida i tempi morti

Guardo le mie mani e penso a quante cose sono state capace di fare, ovviamente sia in positivo che in negativo, molte volte e me ne rimprovero, sono rimaste a girarsi i pollici. Questo credo sia l’errore peggiore che un paio di mani possa fare. Io in primis trovo ipnoticamente attraente l’arte dell’ozio, ma allo stesso tempo, lo trovo la formula all’inverso della vita. Pensateci bene, si nasce una volta, si vive una volta, si hanno per una sola volta una madre e un padre, si ha tutto limitato, anzi se pensate che il tempo è infinito, il tempo che passerete sulla terra teso all’infinito diverrà uguale a 0, o giù di la, comunque ci riduciamo a un attimo infinitamente piccolo, ma che per fortuna nostra c’è stato, dilatato in immensi anni grazie alla nostra percezione fenomenologia. Quindi ogni volta che ozio, penso che sono attimi morti che non riavrò più indietro, possibilità di vita che ho perso. Certo io personalmente non è che sono un attivista della vita, eppure ne sono cosciente. Infatti più volte mi sono interrogato sul motivo che mi paralizza nonostante questo mio pensare e sentire. Ho trovato tante giustificazioni, un sistema sociale che non ci insegna quanto potremmo fare, non ci insegna quanto sia bello il mondo con i suoi paesaggi, e quanto sia effimero con le sue pubblicità. Cosi passiamo la maggior parte della nostra vita anche se la impegniamo in attività come dire “ produttive “ sono produttive a perdere, sono produttive per noi o per terzi ? questa è la mia domanda. Siamo cresciuti secondo me con degli ideali effimeri e soprattutto incurcati, dal governo, dalla tv, dalla chiesa, viviamo con la sicura, quando il senso stesso della vita, è cogliere tutto quello che ha da offrire, senza selezioni, senza pregiudizi, ma al giorno d’oggi secondo me stiamo messi peggio del triste e buio medioevo. Un altro punto che trovo personalmente limitante è l’insicurezza, che deriva in primis credo dal punto precedente, da un bisogno di sicurezza che mi ha insegnato questo mondo e le mie esperienze più laceranti. Ma si può sempre rimediare, l’importante è non dare mai niente per scontato, anche se ne risulta un inevitabile insicurezza nella quotidianità, ma non bisogna cadere nei soliti dogmatismi, è come vivere con i paraocchi, la vita va valutata in base alle esperienze, ma l’esperienza se viene guidata da pregiudizi la percepirete viziata da questi ultimi, ed è come se il dogma che ci hanno incurcato si autoconfermasse . Pensateci un momento quando siamo convinti di qualcosa che ci hanno insegnato la difendiamo a volte anche oltre l’esperienza percettiva e come ho detto è viziata da tale convinzione. Penso che quello che sostengo sia molto difficile da applicare, ma allo stesso tempo credo che la consapevolezza sia il primo passo per tutto, poi quello che ne viene è tanto di guadagnato. Dopotutto si può sempre pensare girando i pollici, poi sta a noi come singoli decidere se ci sta bene o meno.

domenica 22 agosto 2010

Tra l'inizio e la fine della consapevolezza...

Quando finisci il liceo la vita cambia.Arriva l'era della consapevolezza,dove ogni cosa arriva ad avere il suo vero nome.Si perchè fin da bambini veniamo cresciuti, con falsi nomi, con ipocrite idee, che non hanno altro scopo che quello di farci venir su come vogliono loro, ma che allo stesso tempo ci difendono da quel logorante stato di vulnerabilità che la consapevolezza porta con sè.Cosi quando finisci il liceo, che altro non è che una fase di blocco dell'infanza, per cinque lunghi anni continui a vivere, con falsi miti e ingenui quanto inreali sogni, quei cinque anni sono una cantinuazione in scala maggiore dell'infanzia, e come se quando hai 15 anni ti mettono in un frigorifero, che ti mantiene intatto, tu vedi quello che succede intorno a te, ma quasi sempre resti in questa posizione verginale, priva di consapevolezza, perchè non basta vedere per diventare consapevoli, vi è bisogno di sfiorare con tutti e cinque i nostri fottuti sensi quello che ci accade.Non so cosa ha di tanto speciale il liceo per matenerti cosi intatto come se stessi immerso nella formalina, ma so bene cosa ti aspetta quando finisce, quando vieni catapultato nel mondo quello vero.Qui scopri che tutto quello che ti aspettiva oh giovane sognatore, erano una marea di baggianate, favole per bambini che ingiottivi con ingordigia e senza esitare,senza pensare, sognare e non pensare, un errore fatale.E cosi non è tanto il mondo che fa male, ma quello stato di illusioni con il quale ci sei andato a sbatte incontro, hai costruito troppi castelli di sabia che sono stati portati via dall'alta marea,questo ti ha spezzato il cuore, e quando il cuore si spezza, può riprendere a battere ma mai più niente sarà come prima.Il mondo di per sè non fa male, è solo il mondo, male fa vedere distruggere le nostre dolci intime ingenue e puerili certezze, che ben presto vengono rimpiazzate da, paranoie, ansie, depressioni, totale disorientamento,quando tante certezze ti vengono meno, in cosi breve tempo, il tuo essere si frammenta come vetro sottile, e farai di tutto per trovarne altre, ma questo ti portera solo a impazzire, perchè ora sai che il tempo che hai a disposizione è limitato che un giorno finirà,e spesso si compie il fatale errore di diluire il tempo, si cerca di schivare i problemi, di difendersi per rimanere il più a lungo possibile su questa barca, ma cosi facendo si chiude la porta in faccia alla vita stessa apriori, che non troverà più un terreno fertile sul quale esprimersi, ma solo arida sabbia.Il mondo oro ti chiede di smettere di guardare le stelle, e di fare il tuo per mandare avanti questo baraccone,tutto intorno a te assumerà meccaniche elementari che soffocheranno e prenderanno il sopravvento sul dolce sentire,le astrazioni sono un lusso che non puoi più permetterti.Forse ora è presto per essere drastici, forse è solo un periodo di transito, dove tutto poi riavra il suo ecquilibrio ancestrale, una giusta via di mezzo che soddisfa ogni mondo che transita intorno alla nostra orbita,forse, è ancora tutto da vedere...