Pensieri Stanchi
sabato 19 aprile 2014
Il rimpianto di chi non ha saputo amare
mercoledì 13 novembre 2013
Non dimentichiamoci dei Beat
mercoledì 27 marzo 2013
Tra le dita
martedì 15 marzo 2011
Le persone sono fatte di parole gli uomini di idee
domenica 14 novembre 2010
Io non ti conosco
Un continuo asfissiante giudizio pende sulla mia testa, viene da voi, viene da chi mi sta intorno, i loro sguardi le loro parole, i loro gesti sono giudizi, che tutti noi formuliamo senza nemmeno rendercene conto. Vabene cosi lo accetto è la natura umana, la nostra natura, ed è indispensabile per il vivere insieme pacificamente. Il problema è quando questa predisposizione umana indispensabile per la nostra vita viene letteralmente abusata, stuprata nella sua essenza. Mi giro intorno e vedo solo arroganza, nel giudicare, mossa unicamente da superficialità e ignoranza che aggredisce chiunque vi sia nei dintorni. Tutti a loro dire sanno come si vive, sanno come si fanno le cose, sanno come ci si comporta, e te lo sbattono in faccia con presunzione, con la rabbia di un leone in gabbia che ruggisce, frustrato dalle sbarre che lo limitano. Non voglio generalizzare so bene che non sono tutti cosi per fortuna. Ma la cosa che mi fa più rabbia e che chi è arrogante alla fine vince sempre. Le persone che non lo sono hanno il grande svantaggio di possedere il senso critico verso se stesse, questo le porta ad ammettere i propri limiti a differenza delle persone arroganti che mai e ripeto mai sono capaci di farlo nemmeno davanti alla più spudorata evidenza. Cosi due esemplari di uomo cosi diversi fra loro una volta messi a confronto, faccia a faccia, si scontreranno in qualcosa che fin dall’inizio conosce gia il vincitore. Ovviamente una persona che non ammetterà mai di aver sbagliato difenderà la sua tesi fino alla fine, una persona invece che ha senso critico commetterà il fatale errore in questa situazione di mettersi in discussione, e sarà li che il suo avversario vincerà tirandogli uno scorretto sgambetto. Parto da questo per dire che tra di voi non ci riesco a stare serenamente. Non riesco a capire cosa ho meno di voi perchè mi sento costantemente prevaricato dalla vostra presenza ma mi angoscia mi fa male mi inibisce mi porta a soffocare in un nido di paure eterne, che hanno dimenticato la loro data di nascita, e mi strozzano mi fanno mancare il respiro fino a svenire e sbattere la testa sul freddo pavimento di marmo bianco, con qualche tinta nera. Folla odio la folla, mai ti puoi sentire più solo di quando sei circondato da un mare di gente, cristo. Tutte quelle facce, tutte quelle voci , tutti quegli occhi, tutte quelle scarpe, tutte quelle vite che ti girano intorno seguendo logiche che tu ignori totalmente. Come si fa a viversi una folla pacificamente. Tutti senza conoscersi ammucchiati in pochi metri, gomito contro gomito, senza conoscere nemmeno il corrispettivo nome. Una perfetta umanità di massa la definirei, senza l’altro non esisti, anzi senza gli altri non esisti. Io dal canto mio preferisco, stare con quelle poche persone che mi conoscono veramente, invece di sguazzare in un mare di gente , che in fondo non ha colpe, se non quella di non conoscermi e viceversa. E non ho nient’altro da dire su questa faccenda.
domenica 3 ottobre 2010
Diffida i tempi morti
Guardo le mie mani e penso a quante cose sono state capace di fare, ovviamente sia in positivo che in negativo, molte volte e me ne rimprovero, sono rimaste a girarsi i pollici. Questo credo sia l’errore peggiore che un paio di mani possa fare. Io in primis trovo ipnoticamente attraente l’arte dell’ozio, ma allo stesso tempo, lo trovo la formula all’inverso della vita. Pensateci bene, si nasce una volta, si vive una volta, si hanno per una sola volta una madre e un padre, si ha tutto limitato, anzi se pensate che il tempo è infinito, il tempo che passerete sulla terra teso all’infinito diverrà uguale a 0, o giù di la, comunque ci riduciamo a un attimo infinitamente piccolo, ma che per fortuna nostra c’è stato, dilatato in immensi anni grazie alla nostra percezione fenomenologia. Quindi ogni volta che ozio, penso che sono attimi morti che non riavrò più indietro, possibilità di vita che ho perso. Certo io personalmente non è che sono un attivista della vita, eppure ne sono cosciente. Infatti più volte mi sono interrogato sul motivo che mi paralizza nonostante questo mio pensare e sentire. Ho trovato tante giustificazioni, un sistema sociale che non ci insegna quanto potremmo fare, non ci insegna quanto sia bello il mondo con i suoi paesaggi, e quanto sia effimero con le sue pubblicità. Cosi passiamo la maggior parte della nostra vita anche se la impegniamo in attività come dire “ produttive “ sono produttive a perdere, sono produttive per noi o per terzi ? questa è la mia domanda. Siamo cresciuti secondo me con degli ideali effimeri e soprattutto incurcati, dal governo, dalla tv, dalla chiesa, viviamo con la sicura, quando il senso stesso della vita, è cogliere tutto quello che ha da offrire, senza selezioni, senza pregiudizi, ma al giorno d’oggi secondo me stiamo messi peggio del triste e buio medioevo. Un altro punto che trovo personalmente limitante è l’insicurezza, che deriva in primis credo dal punto precedente, da un bisogno di sicurezza che mi ha insegnato questo mondo e le mie esperienze più laceranti. Ma si può sempre rimediare, l’importante è non dare mai niente per scontato, anche se ne risulta un inevitabile insicurezza nella quotidianità, ma non bisogna cadere nei soliti dogmatismi, è come vivere con i paraocchi, la vita va valutata in base alle esperienze, ma l’esperienza se viene guidata da pregiudizi la percepirete viziata da questi ultimi, ed è come se il dogma che ci hanno incurcato si autoconfermasse . Pensateci un momento quando siamo convinti di qualcosa che ci hanno insegnato la difendiamo a volte anche oltre l’esperienza percettiva e come ho detto è viziata da tale convinzione. Penso che quello che sostengo sia molto difficile da applicare, ma allo stesso tempo credo che la consapevolezza sia il primo passo per tutto, poi quello che ne viene è tanto di guadagnato. Dopotutto si può sempre pensare girando i pollici, poi sta a noi come singoli decidere se ci sta bene o meno.